Salvo Caramagno “Riposo dopo la mietitura” dim. 80 x 60
Di Giuseppe Firrincieli
La nostra rassegna, tra i protagonisti dell’arte visiva, in Sicilia, continua. Oggi puntiamo lo sguardo su questa affascinante opera del maestro Salvo Caramagno, catanese, classe ’53, valido e rinomato autore della pittura neo impressionista moderna.
Il “sollazzo”, in quest’opera, emana la gioia per la mietitura e la raccolta del grano, fonte primaria di vita; Madre Natura trova splendido risalto in una coreografia “Vedutista” di stile campestre, appassionatamente bucolica e, sempre mediante il pennello, l’autore dona un risalto stilistico, armonico e suadente, a contadini e massaie, gioiosi di cotanta raccolta, pronti a non perdere tempo per festeggiare, sebbene stanchi, la dea delle messi e del pane e il carico di grano raccolto, con un ritornello di canto che incanta e che va : “Ppì ’sta grazia di Diu!!! … oh bedda Terra matri di Cerere”.
E la fatica, come per incanto, scompare, al suono del “minnulinu”, si il mandolino che allieta gli sguardi dei personaggi, sprofondati all’ombra del corrugato “ alivu saracinu”, tanto che la siesta, che allieta la pleiade distesa e godersi “ ’a “friscanzana”, evolve nel canto donando gaiezza a tutti, persino al vicino “scicareddu” bardato.
I copricapo non vanno assolutamente tolti e lasciati sopra un covone di fieno, ma rimangono sulle proprie teste, i maschi con le coppole e le donne con i fisciù. Ancora un impulso esprime il dipinto, sì, un entusiasmante invito a lanciare un grido d’amore, volto alla visione agreste e pronto ad esprimere un: “mai violare la natura” in tono sorridente ma pieno di volere di difesa.
I richiami al mondo della natura e della realtà contadina brillano, materici, densi e vivaci e proprio le sinuose e rotondeggianti figure dei campagnoli ti riportano al richiamo di una vena artistica eccelsa: quella di Henri Rousseau, uno dei primi maestri della estasiante e mai spenta arte della scuola naïf “Français ”.
Ma chi è Salvo Caramagno? E’ un grande artista “En plein Air” che risiede a Mascalucia, alle pendici dell’Etna, e nel 1976, giovanissimo, entra a far parte del gruppo “Sicilia Naïf”, allestendo numerose collettive nel catanese.
Nel 1980, il Caramagno inizia la sua attività di muralista con il “Gruppo Itinerante Murales Naif ” che gli permette di estendere la sua notorietà a livello nazionale con la realizzazione di oltre 150 murales ed altrettante esposizioni in tutta la penisola. Fra le opere murali più importanti vanno ricordate: la serie di dipinti di Linguaglossa (CT) e Furore (SA) sulla costiera amalfitana; la “Cattura di Celestino V” nell’Auditorium della città di Vieste (FG ); “La vendemmia” opera di mt. 14×4 presso il ” Club del Sole” a Tremestieri Etneo ( CT); il murale “Manfredi” in Piazza Mercato a Manfredonia ( FG) e ” Riso Amaro” a Orta ( NO).
Nel Corso della sua attività è stato ospite in numerose trasmissioni televisive, nelle più importanti reti nazionali e TV locali. Nel ’95 ha realizzato una serie di pannelli decorativi per lo stand della Regione Siciliana alla BIT di Milano; ultimamente un suo dipinto è stato prescelto per la campagna promozionale della ” Mostra del Cinema di Vieste”.
Sue opere si trovano presso il ” Museo Nazionale dei Naif” di Luzzara ( RE), il “Museo Internazionale di Jaen” ( Spagna) e il ” Museo Nobile” a Lauro (AV ).
La vena artistica di Salvo Caramagno, non è quella di Ligabue, selvaggia, aggressiva, violenta, istintiva e patologica, espressa con una tecnica rozza, seppure dal tratto preciso e nervoso, ma il suo tocco di eco è la “ducizza” dove le figure dipinte: persone, animali, fiori, alberi, il verde dei prati e la neve abbondante manifestano calore e amore.
Con un acceso naturalismo, il Caramagno compone le sue opere senza farsi condizionare da voglia di ipermanierismo, ma dalla semplicità della bellezza e dell’attraente compostezza dei suoi personaggi, specie nelle sue performance con i murali, rendendo l’arte di strada: “Armonia suprema”.
Il maestro dell’Arte Naïf siciliana richiama ed interpreta pienamente nei suoi dipinti una pagina della mia opera:
“Terra Matri “SICILIA”
di Giuseppe dei Firrincieli
(Matri Terra)
… Nun mi diri, ca vulissitu turnari e tempi antichi,
ai tempi da favulusa età di l’oru,
quannu a lu re Cronu, ’npugnu di divinità,
ci ficinu ’na stirpi di murtali, furtunati
comu a iddi, ppi putiri vìviri senza duluri…
… Nun c’era bisognu di liggi e azzappari a terra,
nè campi nasceva l’erva e nall’ àrvuli i frutti….
… Mancu esistia patrunanza e casi d’abbitari,
pirchì era sempri primavera
e u cauru e lu friddu nun mittevunu ’ncruci a nuddu
e chistu, figghiu miu,
fu macari u paradisu tirrestri di Eva…
…’Nsonnu ca durau assai picca, ppì tutti!
Beddu e sulu favulusu cuntu,
ppi putillu avvicinari e preputenti cuvirnanti
di ora, ca stanu o passu p’ arraffari sulu
e nun fari nenti, mentri li puvireddi
jettunu sancu no travvagghiu e passanu
li gran peni quannu, nun l’hannu propriu.
(Figghiu)
Chista è la murali di na favula
e nuatri vulemu arrivari, nun dicu a chista,
ma a stari bboni e cangiari i cosi,
sempri co to vuliri e to pirdunu.
(Figghia)
Tu dicu macari iu, pirduna a nuatri o Matri,
semu figghi toi e ni manca
’u to caluri, ‘u to cunottu e lu to mantu …